In che modo l’attuale crisi legata alla pandemia da Covid-19 ha cambiato le aziende e lo stile di leadership?
Secondo Paolo Gallo, uno dei massimi esperti internazionali di Coaching, i cambiamenti ci sono stati e sono stati evidenti:
“La crisi rivela la sostanza delle organizzazioni, delle persone e dei leader. Quindi il Covid da questo punto di vista è stato un banco di prova importante”.
Ciò ci permette di riflettere anche sugli errori che avevamo commesso sinora nella conduzione delle aziende:
“Se si guarda al modo in cui le aziende erano state guidate sinora, l’obiettivo fondamentale era quello di cercare di fare meglio rispetto a quanto fatto prima. C’era quindi una grande attenzione alla riduzione dei costi, alla massimizzazione dei profitti, all’organizzazione interna, ai processi, ai Kpi, che sono e restano fondamentali. Se non si riesce a gestire bene questi aspetti si sprecano infatti tempo, risorse e soldi. Quello che è arrivato dopo, questo nuovo contesto non prevedibile, ci impone però di pensare in una maniera del tutto diversa.
Faccio un esempio: un’azienda tecnologica con più di 300 mila dipendenti aveva circa 700 persone che si occupavano di recruitment, ora sono appena in cinque. Ora questi altri 695 fanno i Data Analyst, cioè interpretano i dati legati all’HR”.
La pandemia, comunque, non rappresenta certo l’unica sfida che interessa le nostre società e le organizzazioni di tutti i settori.
“Ci sono quattro aspetti da gestire, a partire dai cambiamenti demografici: la popolazione sta diventando più vecchia e più urbana. In secondo luogo, c’è il climate change, che non avvertiamo oggi ma che produrrà delle grandi conseguenze in futuro. Il terzo è quello della tecnologia che ha accelerato in maniera esponenziale tutti i cambiamenti. Il quarto è quello geopolitico, questo secolo, sarà quello dell’Asia e della Cina”.
La grande novità di questo periodo è che stiamo affrontando un periodo sia di cambiamento che di trasformazione:
“Stiamo gestendo sia un cambiamento legato all’influenza di fattori esterni che una trasformazione interna: in questo nuovo contesto la leadership cambia completamente e anche il modo con cui lavoriamo. Non mi riferisco soltanto al fatto di lavorare da casa piuttosto che in ufficio, che è comunque un cambiamento molto importante, ma non certo l’unico. Cosa vuol dire essere un leader in un contesto nuovo? Vuol dire costruire un sistema basato sulla fiducia anziché uno concepito sul controllo. Se infatti non si lavora più insieme fisicamente ma non esiste un rapporto fiduciario, la collaborazione non può funzionare. Non si possono mettere le videocamere o cose di questo genere per mantenere il controllo. Al contrario, dobbiamo invece sviluppare un sistema umano, di relazioni basate sulla fiducia, sulle competenze, su risultati che abbiano senso”.
Questo approccio può consentire di catturare anche i giovani talenti, fondamentali per le prospettive future delle organizzazioni.
“I giovani non li catturi con gli specchietti per le allodole o con i video accattivanti. Li catturi con la sostanza: i leader devono perciò preoccuparsi un po’ di più della credibilità e un po’ meno della visibilità”
conclude Paolo